Comunicato Stampa –
Si è svolto ieri 16 dicembre a Roma presso la “Sala delle Regioni” di via dei Frentani, il Seminario del Comitato Organizzatore degli “Stati Generali dell’associazionismo degli italiani nel mondo”.
Il dibattito si è sviluppato a partire dal documento predisposto dal Comitato promotore , “Verso il Forum delle associazioni degli italiani nel mondo” (che ha approfondito le tematiche del “Manifesto”, a suo tempo reso noto), recependone i contenuti e avvalendosi anche dei contributi fatti pervenire da associazioni aderenti al Comitato Organizzatore (che saranno pubblicati nei prossimi giorni sul sito https://statigeneraliassociazionismo.wordpress.com).
Per il Comitato promotore, nella discussione che si è avvalsa dei contributivi introduttivi di due sociologi e studiosi delle migrazioni, Massimo Campedelli e Francesco Calvanese, Luigi Papais ha svolto l’introduzione, Rino Giuliani ha moderato e concluso il dibattito e sono intervenuti Franco Dotolo, Rodolfo Ricci e Roberto Volpini.
Il confronto in aula, a cui hanno preso parte numerosi esponenti del mondo associativo italiano, si è esteso ad altre associazioni dall’estero collegate in teleconferenza, secondo un metodo che sarà intensificato nelle prossime settimane per consentire una partecipazione più estesa possibile.
In particolare, tre sono stati i punti del documento oggetto dei numerosi interventi in aula e dall’estero:
Il primo riguardante la valutazione della condizione attuale delle associazioni, il secondo afferente al ruolo delle associazioni nell’inedito contesto globale dei nuovi processi migratori e della dimensione multiculturale in cui vivono ed agiscono, il terzo, infine, su come proseguire nel rinnovamento dell’associazionismo ridisegnando forme nuove della solidarietà e della promozione umana e sociale attraverso la pratica dei valori della cittadinanza, della partecipazione e della rappresentanza sociale.
Dal punto di vista delle tematiche, gli interventi in collegamento telematico con l’estero hanno offerto numerosi spunti e suggerimenti sul rinnovamento associativo, sulla nuova emigrazione, su intercultura e interreligiosità e sul servizio civile volontario all’estero.
Sono intervenuti: dalla Francia, Luigi Coluccino portavoce nazionale del servizio civile all’estero (che vede impegnati oltre 500 giovani ); dal Belgio, Pietro Lunetto de La Comune del Belgio e Carlo Caldarini direttore dell’Osservatorio delle politiche sociali europeo di Bruxelles; da Stoccolma, Antonella Dolci e Manlio Palocci della Fais, la federazione delle associazioni italiane in Svezia; dall’Inghilterra, Don Andrea Fulco, di Migrantes, dalla Missione Cattolica di Londra; dalla Germania Giuseppe Bartolotta dell’ associazione Mondo Aperto di Colonia; dal Canada la giornalista Maria Polichena e Padre Vitaliano Papais, accompagnatore pastorale della comunità italiana di Toronto, dalla redazione del Corriere Canadese .
Nel dibattito sono intervenuti: Giuseppe Mangolini dell’Aitef, Gianni Garbati presidente dell’associazione sarda Ichnusa di Madrid aderente all’Istituto Fernando Santi, Franco Narducci, presidente dell’Unaie, Ilaria Del Bianco (Lucchesi nel Mondo), Massimo Angrisano, Tonino D’Orazio, Maria Pupilli, Mimmo Guaragna, (Filef – Campania, Abruzzo, Toscana e Basilicata), Giangi Cretti (presidente della Fusie), per le Colonie Libere della Svizzera. Per il Coordinamento delle Consulte regionali dell’Emigrazione è intervenuta Silvia Bartolini, presidente della Consulta degli emiliano romagnoli nel mondo. Hanno preso parte al seminario anche Antonio Cicalò (Istituto Fernando Santi Sardegna), Gianni Lattanzio (Abruzzesi nel mondo), Antonio Sanfrancesco (Filef Basilicata), Giulio Lucarini (Filef Marche), Tiziana Grassi (Aitef). Il coordinamento delle Regioni ha presentato un documento a sostegno dell’iniziativa degli “Stati Generali” esprimendo altresì una valutazione positiva sulla costituzione del Forum delle associazioni degli italiani nel mondo.
I contributi specifici emersi in una intensa discussione hanno riguardato sia le attività che le associazioni possono svolgere in Italia ed all’estero per sostenere percorsi migratori sempre più numerosi di singoli e di famiglie, sia per mettere insieme e dare continuità ai connessi strumenti organizzativi a sostegno della emigrazione italiana della quale le istituzioni seguitano a non occuparsi.
Nel mese di gennaio proseguirà il confronto fra le associazioni sia in teleconferenza che con riunioni organizzate direttamente in diversi paesi, di cui verrà dato conto nei prossimi comunicati.
(In allegato, il documento base di discussione del seminario).
——————-
Stati generali associazionismo degli italiani nel mondo
(segreteria organizzativa)
Roma, 17 dicembre 2014
Il documento per la discussione del Seminario del 16 Dicembre 2014
Premessa
Il documento sull’associazionismo approvato all’unanimità dall’assemblea plenaria del Cgie nel dicembre 2008, con il contributo significativo della CNE (vedi QUI), si concludeva “auspicando un rinnovato rapporto con le istituzioni italiane che accompagnasse il rinnovamento dell’associazionismo a partire dalle sue fondamentali funzioni di salvaguardia e sviluppo dei diritti di cittadinanza e di partecipazione, di tutela dei diritti sociali, dal riconoscimento della sua autonomia e del suo pluralismo”.
Le forme associative delle nostre comunità, in effetti, nel loro lungo percorso storico. si sono battute per dare vita ad organismi in grado di costruire una rappresentanza generale delle nostre comunità e di interloquire con le istituzioni italiane e locali per la tutela dei diritti e la crescita sociale, politica e culturale delle comunità stesse. Le associazioni, al contempo, hanno dato un contributo importante alla società civile dei paesi di accoglimento.
Sarebbe grave se si riducesse o venisse meno il grande patrimonio di esperienze e di protagonismo di cui sono portatrici le associazioni.
L’associazionismo degli italiani nel mondo, nel tempo, è venuto diffusamente assumendo i caratteri e le ispirazioni interculturali cresciute nelle stesse comunità di cui è espressione. La presenza attiva di italo-discendenti, come anche, in molti casi, di persone di altre etnie all’interno delle tante associazioni italiane, conferma che, in modi peculiari e originali, esso sta assumendo caratteristiche di interetnicità e di multiculturalità.
Nei sei anni che ci separano dal documento del CGIE, purtroppo si è assistito ad un rapido ulteriore smantellamento delle politiche per gli italiani all’estero e all’affievolimento progressivo (iniziato, peraltro, molti anni fa), del rapporto delle istituzioni italiane con l’associazionismo, il quale è stato relegato, nel migliore dei casi, ad un ruolo di sponda per dinamiche partitiche connesse con il voto all’estero. Le conseguenze negative si sono riflesse anche nell’azione di molti Comites e nel Cgie.
Con l’instaurarsi di queste dinamiche rilevabili anche nell’azione delle istituzioni, si è evidenziato il rischio di una perdita irrimediabile di relazioni con la risorsa interculturale e pluralistica dell’emigrazione.
Ne è una conferma la vicenda del rinnovo dei Comites, non solo per le contraddizioni procedurali emerse in questa occasione, ma soprattutto per il bassissimo livello di partecipazione che si è registrato.
Si può dire che si siano accentuate logiche incongrue se rapportate alle esigenze di associazioni e comunità portatrici di specifiche e plurali identità e distanti, o non assimilabili, alle dinamiche della politica “italiana”.
Mentre invece, le comunità emigrate e le loro associazioni sono tra i soggetti più sensibili alle trasformazioni indotte dalla globalizzazione.
Oggi, i nuovi fenomeni di mobilità internazionale attraversano le comunità ed interrogano l’ associazionismo. I nuovi migranti, allo stesso tempo, individuano non raramente in esso i primi momenti di riferimento e di aiuto per la ricerca di un lavoro e per agevolare la propria integrazione nei diversi Paesi.
Allo stesso tempo, questa rapida crescita di flussi di nuova emigrazione prevalentemente giovanile che allontana dal paese competenze e saperi su cui l’Italia ha investito ingenti risorse, non sembra suscitare la necessaria attenzione ai vari livelli.
Dalla nuova migrazione italiana, in alcuni casi in raccordo con l’associazionismo “tradizionale”, sta invece nascendo un nuovo associazionismo di mutuo soccorso che è impegnato ad offrire orientamenti, consulenza e tutele ancora una volta in modo autonomo e fuori dall’azione istituzionale che risulta completamente assente.
Di fronte a questo scenario, ponendo al centro come punto fermo di riferimento la natura e le specificità dell’associazionismo degli italiani nel mondo, appare utile formulare alcune considerazioni e proposte che, in sintonia con il Manifesto alla base della convocazione degli Stati Generali, consentano di prefigurare possibili linee di sviluppo aperte alla discussione.
L’obiettivo che ci si pone è quello di consolidare le sue reti, la sua capacità di interazione interna e di comunicazione con l’esterno, lo sviluppo di una progettualità che valorizzi la sua autonomia e la sua capacità di costruire rappresentanza sociale di persone, (italiani e italo discendenti), a cavallo tra più realtà territoriali e culturali e tra più identità nazionali.
Un associazionismo, quello cui guardiamo, da riconoscere nella sua genesi e per come è oggi, con la sua identità multipla e plurale della quale prendere atto, senza continuare ad alimentare dall’Italia modelli stereotipati di relazioni fondate sulla nostalgia, sul localismo, o sulle logiche di un rapporto unidirezionale orientato al paese di origine, ma che, invece, sia messo in grado di dispiegare le sue ampie opportunità e di trasferire i suoi valori costitutivi in una prospettiva che sarà per forza di cose, policentrica, cooperativa e dialogante.
Alcuni impegni di riflessione comune
A partire dalle considerazioni in premessa, si propongono di seguito alcuni punti da tradurre in impegni comuni, sui quali far convergere la riflessione già avviata con il Manifesto degli Stati Generali dell’associazionismo degli italiani nel mondo:
1. Occorre tornare a mettere al centro del nostro interesse il rapporto con le realtà locali di insediamento in relazione alle dinamiche di integrazione e al ruolo che si può svolgere nella costruzione di società solidali, socialmente equilibrate, cooperative, interculturali.
2. Occorre valorizzare l’esperienza storica dell’emigrazione italiana e, in particolare, la capacità di comunicazione tra culture diverse attraverso il confronto e la reciproca comprensione.
3. Occorre orientare le competenze multiculturali dell’emigrazione in quanto importante fattore di sviluppo economico ma anche contributo positivo al consolidamento di buone relazioni nel rapporto nord-sud, est-ovest, tra singoli paesi, sia all’interno della UE che tra diverse aree continentali.
4. Occorre aprirsi ad una più adeguata comprensione del rapporto con i nuovi flussi di immigrazione e di emigrazione dall’Italia, assumendo il grande potenziale critico e costruttivo delle nuove generazioni di migranti, integrandolo con quello costituito dall’ emigrazione insediata da tempo all’estero.
5. Occorre sviluppare molto di più di quanto oggi accada, i circuiti di comunicazione e di relazioni tra le associazioni degli italiani all’estero e le reti associative in rapporto all’Italia, sperimentando anche un campo di relazioni dirette tra i diversi paesi e le diverse aree continentali dove sono presenti collettività italiane all’estero e da dove provengono flussi di immigrazione verso l’Italia.*)
6. Occorre assumere la consapevolezza che ciò che chiamiamo “italianità”, non è un’identità ferma, ma piuttosto un medium relazionale, articolato e in continuo mutamento; essa costituisce un occasione formidabile di comunicazione tra diverse realtà territoriali, linguistiche e culturali in buona parte caratterizzate da una presenza importante di nostre componenti migratorie originarie, o di immigrazione comunitaria ed extrauropea.
7. Occorre essere in grado di riportare. rispetto al comune paese di origine, l’Italia, la ricchezza che scaturisce dal percorso storico dell’emigrazione italiana nella prospettiva della costruzione di una società multiculturale, solidale, aperta a relazioni paritarie e di cooperazione sociale ed economica, di dialogo aperto con gli altri paesi per la salvaguardia della pace, dell’ecosistema, della dignità della persona, dei diritti umani e dei diritti dei popoli.
*.(Mentre le associazioni degli italiani nel mondo sono, secondo il MAECI, oltre 5.000, una recente indagine dell’IDOS e del Ministero degli Interni, registra la presenza di oltre 2.000 associazioni costituite d immigrati in Italia).
Il Forum, modalità di azione, alleanze
In questo senso, il Forum delle associazioni che nascerà dagli Stati Generali, costituisce l’elemento decisivo per la costruzione e per il rafforzamento di questo nuovo spazio di incontro, di confronto, di comune riflessione e di comune progettazione del futuro. E’ utile a questo proposito, il riferimento al Forum italiano del Terzo Settore, sia rispetto alla metodologia di aggregazione che è stata in quel caso seguita, sia rispetto alla formulazione della mission o dei principi istitutivi che dovrebbe guidare il Forum dell’associazionismo degli italiani nel mondo.
Sul nuovo programma di azione che s’intende costruire sono auspicabili e vanno sollecitate le possibili convergenze sia con soggetti pubblici, istituzionali, culturali, sociali, che con quelli privati.
La nuova progettualità e le opportunità che ne derivano hanno bisogno delle energie interne all’associazionismo, ma anche degli apporti di realtà diverse che si muovono su versanti contigui a quelli della rappresentanza sociale, propria dell’associazionismo: quelli della solidarietà, della cooperazione, della società civile nelle sua varie articolazioni.
La costruzione delle convergenze precedentemente richiamate, per dare esiti positivi e ricadute fruttuose, va condotta parallelamente in Italia e negli altri paesi. E può essere estesa al mondo dell’immigrazione organizzata in Italia.
Il Forum: sostenibilità e progettualità
Sul piano specifico della progettualità per un programma di medio termine traguardato almeno al prossimo decennio, è possibile individuare alcuni obiettivi minimi da conseguire per assicurare la sostenibilità e lo sviluppo del Forum:
1- Costituzione del Forum centrale delle associazioni degli italiani all’estero, con sede in Italia e di Forum locali a dimensione Paese e, ove possibile, continentali. Il rapporto e le relazioni tra Forum centrale e Forum paesi deve essere biunivoco. Il Forum centrale trova la sua legittimazione dalla capacità di recepire e valorizzare le sollecitazioni locali.
2- Accreditamento del Forum presso istituzioni italiane ed organizzazioni internazionali: UE, Mercosud, Unione Africana, Banca Mondiale, Oim, ecc.. Accreditamento dei Forum/paese presso altre istituzioni locali e organizzazioni continentali, laddove esistano.
3- Definizione di relazioni con aggregazioni associative simili presenti in altri paesi e con le aggregazioni dell’associazionismo di immigrazione in Italia.
4- Sviluppo di una adeguata comunicazione interna alla rete associativa, orientata ad obiettivi specifici comuni, attraverso la realizzazione di un sito multilingue, di un’agenzia stampa dell’associazionismo, di una piattaforma che consenta di scambiarsi informazioni, progetti, di costruire partenariati, ecc. e di banche dati aperte agli aderenti.
5- Costruzione di procedure e modelli di progetti e di azione partenariali tra le reti associative aderenti al Forum nei diversi ambiti di attività culturali, sociali, economiche e di servizio.
6- Sviluppo di progettualità specifiche a livello paese e, ove possibile, a livello continentale, tra le reti associative riunite nel Forum, contando su risorse locali dei paesi di accoglimento e su quelle di istituzioni internazionali.
7- Per quanto riguarda l’Italia: sollecitazione alla modifica della legge 383/2000 sulle associazioni di promozione sociale italiane in modo da estendere la sua applicazione non solo al territorio italiano, ma anche alle realtà associative che sono prevalentemente dislocate ed operanti sull’estero.
8- Per quanto riguarda il rapporto con le Regioni: istituire momenti di consultazione e di interlocuzione permanente (conferenze) sulle politiche per l’emigrazione a livello regionale che raccolga le reti associative riunite nel Forum, l’associazionismo e le istituzioni regionali, anche con l’obiettivo di sviluppare una progettazione a rete, ove possibile, a carattere interregionale.
Si tratta, come si vede, di alcuni punti molto operativi (da meglio precisare, modificare o da integrare in sintonia con la discussione che avverrà) che mirano essenzialmente a far valere le competenze e le capacità diffuse presenti all’interno del movimento associativo (le uniche vere risorse su cui in questo momento si può contare), innanzitutto per il rafforzamento e la sostenibilità dello stesso tessuto associativo e poi per la sua proiezione come soggetto pluralistico e autonomo, attivo nelle politiche per le migrazioni nei diversi contesti territoriali.
Questi obiettivi riguardano sia l’associazionismo dell’emigrazione consolidata sia quello che si viene costituendo su iniziativa della nuova emigrazione. Il reciproco coinvolgimento e l’interazione tra queste due realtà è in grado di potenziarle entrambe e di costituire un vero e proprio valore aggiunto . Sono da verificare, infine, le modalità più adeguate per garantire un confronto ed un rapporto con le realtà associative di immigrazione in Italia: da questo rapporto, l’ampiezza della rete e la sua azione può ulteriormente allargarsi e rafforzarsi.
Alcune considerazioni conclusive
Nella più ampia riflessione che stiamo promuovendo sull’associazionismo degli italiani all’estero, va valutata la possibilità che il Forum che verrà costituito al termine dagli Stati Generali, svolga anche un ruolo di interlocutore per quanto attiene alla proiezione internazionale del Terzo Settore italiano, nella misura in cui sarà in grado di fornire risposte a necessità emergenti di:
- Diplomazia popolare e di promozione della pace, in riferimento all’area Mediterrano (Africa-EU-Medio Oriente)
- Contrasto allo sfruttamento dei nuovi migranti e all’illegalità nel mercato del lavoro e in generale nei processi economici (Italia, UE, Nord e Sud America, Africa, Asia)
- Contrasto alle procedure di espulsioni di cittadini comunitari e sostegno alla costruzione di elementi di welfare minimi universali (Nuova emigrazione)
- Contributo alla crescita di elementi di democrazia economica a livello nazionale e internazionale con il sostegno a forme di rappresentanza e intermediazione per cooperative e piccole imprese italiane verso l’estero ed estere verso l’Italia o tra i paesi compresi nella rete del Forum.
- Progettazione di nuovi servizi relativi all’accentuata mobilità internazionale delle forze di lavoro, delle famiglie, dei giovani e anche per uno sviluppo del servizio civile internazionale.
Ognuno dei diversi ambiti di potenziale impegno necessitano di un puntuale approfondimento. Ciò che oggi è importante è una riflessione su come superare una prospettiva che è risultata scarsamente efficace, quella orientata prevalentemente, se non esclusivamente all’Italia, consentendo quindi di aprire scenari anche culturalmente nuovi, certamente complessi e difficili, ma in sintonia con la natura e le prospettive della nostra emigrazione.
L’associazionismo ha al suo interno importanti risorse culturali, competenze collettive ed individuali costruite in oltre 100 anni di storia. Queste risorse cospicue, ma al momento sottovalutate, possono dare frutti concreti. Lo svolgimento degli Stati Generali vuole fornire un contribuito e un possibile orientamento per una rinnovata consapevolezza del ruolo delle associazioni verso obiettivi concreti che abbiamo riassunto con i temi in discussione E’, in fin dei conti, dalla conquista di questa nuova consapevolezza che l’Italia può tornare a cogliere i frutti migliori di questa esperienza.
27 Novembre 2014