Gentile coordinatore, Cari dirigenti del FAIM,

Care amiche, cari amici presenti al Seminario EUROPA: TUTELARE LE NUOVE MIGRAZIONI, QUALI RESPONSABILITÀ organizzato dal Forum delle associazioni italiane nel mondo (FAIM) per ragionare sia sulle cause che sono alla base della ripresa massiccia dell’emigrazione italiana in Europa e negli altri continenti, sia sulle proposte per favorire l’integrazione o forme più avanzate di interazione nel mondo produttivo delle società ospitanti, come anche per porre un freno al fuga dall’Italia.

Da 15 anni la storia migratoria italiana ha ripreso a inseguire i tornanti della diaspora dell’inizio e della metà del secolo scorso raggiungendo cifre da esodo di massa, contrastanti con il ruolo di potenza riconosciutele tra i paesi più avanzati. L’emergenza migratoria italiana percepita come valvola di sfogo della disoccupazione diffusa e della decadenza culturale rischia di passare, dagli articoli roboanti a 8 colonne degli editoriali alle pagine interne dei quotidiani.

Non fa più notizia, oramai, la sostanziosa percentuale dei 6 milioni di italiani all’estero, mentre, invece, i riflettori sono specularmente proiettati sugli artifici della politica immigratoria di questi ultimi mesi. In un breve lasso di tempo l’Italia ha smarrito le sue caratteristiche distintive di accoglienza, la sua tradizione solidaristica, il senso di Comunità che ci ha sempre contraddistinto. Perciò, il Consiglio Generale degli italiani all’estero plaude alla vostra continua iniziativa tesa a proporre soluzioni pratiche e di stimolo, nella ricerca di strumenti per governare questa piaga sociale. Seguiamo con interesse il vostro lavoro nel mondo, vi sollecitiamo a valorizzare gli sforzi prodotti dal “core business sociale” delle vostre associazioni e, personalmente, vi ringrazio per il supporto che offrite al CGIE sin dalla vostra costituzione.

Siamo grati alle associazioni italiane all’estero aderenti al FAIM per l’impegno con il quale, anche in tempi di acuto disorientamento sociopolitico – che sta mettendo a dura prova la resistenza organizzativa del mondo associativo italiano all’estero: quello tradizionale e quello di nuovo conio, che si manifesta nelle forme più disparate – l’associazionismo assume forme sussidiarie e sostitutive dell’assenza dello Stato.

Il fenomeno migratorio, purtroppo, nella maggior parte dei casi è un dramma per le singole persone, le famiglie, le economie statuali perché nei nuovi paesi di approdo va ad alimentare instabilità sociale e diseguaglianze, che generano sottoculture. Nell’epoca della mobilità diffusa, dell’interdipendenza e del glocalismo, però, la percentuale di coloro che decidono di trasferirsi liberamente all’estero è ancora bassa, tant`è che il bisogno di chi parte lascia a chi resta l’aridità, che intacca i valori e il futuro causando denatalità e diffusione della povertà.

Il Consiglio generale degli italiani all’estero si riunirà a Roma nel Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale la prossima settimana; colgo l’occasione per invitarvi ai nostri lavori e nel porgervi il nostro saluto, auguro a tutti i presenti di contribuire al successo del FAIM per il prosieguo delle sue attività.

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